Timidezza…
Chi viene nel mio studio mi ha spesso sentito domandare “perché ti definisci timido?” e “quando hai imparato ad essere timido?”. Molte persone hanno la convinzione di essere nate timide, così come pensano di essere nate aggressive o gelose. A questi pensieri, io rispondo che i tratti temperamentali sono sì rilevabili fin dall’infanzia ma che ciò non comporta necessariamente l’assunzione di un tratto di personalità come è, per esempio, la timidezza.
Ci sono molti approcci teorici che si sono occupati di studiare questo aspetto, fra queste teorie ed approcci possiamo elencarne tre di particolare pregnanza:
- Le teorie dell’apprendimento sociale;
- L’approccio psico-biologico;
- La teoria dell’attaccamento
Oggi vi parlo del primo di questi approcci. Le teorie dell’apprendimento sociale, pur diversificandosi fra loro, condividono in sostanza alcuni concetti fondamentali, ed in particolare gli argomenti possono essere riassunti in cinque focus principali:
- L’enfasi sui comportamenti appresi, in particolare quelli sociali; secondo i teorici dell’apprendimento, l’influenza ambientale ha un ruolo decisivo nei processi di apprendimento, più di quella biologica. Secondo loro, dunque, l’apprendimento in termini semplici si tradurrebbe in qualche tipo di associazione stimolo-risposta. Questa regola generale è stata applicata anche all’apprendimento dei comportamenti sociali. In questo senso, alcune caratteristiche definite “proprie” di un bambino (come ad esempio la timidezza o l’aggressività) potrebbero essere in parte frutto di un apprendimento sociale ad opera di influenze del contesto, come ad esempio rinforzi attuati da parte dei genitori o degli insegnanti (le famose etichette!), ma non solo. Infatti, nel processo di apprendimento sociale gioca un ruolo importante anche l’apprendimento osservativo. Bandura (1986) postulò infatti che i bambini fossero in grado di apprendere un determinato comportamento anche solo attraverso l’osservazione di un comportamento dell’adulto. Bandura riscontrò che la semplice osservazione poteva causare comportamenti imitativi:– tramite l’insegnamento di nuovi comportamenti
– tramite il rinforzo o l’indebolimento delle inibizioni del bambino.
Questo risultato appare saliente poiché ci aiuta a comprendere come le naturali inclinazioni del bambino rispetto alle interazioni sociali possano essere influenzate dalle variabili del contesto sociale entro il quale il bambino interagisce;
- L’adozione, all’interno dell’approccio, del concetto di sistema ambiente-persona-comportamento. Un sistema nel quale le caratteristiche biologiche e psicologiche di una persona, il suo comportamento e l’ambiente dove vive si influenzano e controllano vicendevolmente;
- Il fatto che i comportamenti acquisiti possano essere sia semplici (come le associazioni) che complessi (come imparare determinati comportamenti tipici del proprio sesso o cultura);
- L’interesse sia per i comportamenti osservabili che per i processi cognitivi sottostanti che influenzano e consentono la scelta di ciò che viene osservato e prodotto;
- Il concetto di autoefficacia, ovvero la percezione e la convinzione che ogni persona ha circa le proprie capacità di agire nel proprio ambiente; è possibile affermare che quasi ogni tipo di comportamento sia influenzato dall’
- autoefficacia.
E dunque, è tutto appreso? Beh, non precisamente, ma si può affermare che alcuni tratti temperamentali (come l’inibizione comportamentale nella prima infanzia ad esempio), se rinforzati possano poi portare alla timidezza. Pensiamo per esempio a Zimbardo, che con i suoi studi condotti in vari paesi e culture ha scoperto che la timidezza è più diffusa in Giappone rispetto ad altre.
E come “se ne esce”, se ormai mi sento così timido? Se vuoi uscirne (perché la timidezza non è per forza un male, ma come dicevamo è un tratto di personalità!), il lavoro è da fare sull’etichetta che ti senti stampata in fronte.
“Cosa mi aspetto da me in determinate circostanze?” “Cosa gli altri si aspettano da me?” “Cosa succede, come mi sentirò se metterò in discussione queste aspettative?”E’ un lavoro questo che spesso mi capita di fare nel mio studio, ed è sorprendente come spesso mettere in discussione le proprie etichette con pensieri ed azioni possa semplicemente… farle sbiadire, o addirittura scivolare via!