La socializzazione nella scuola dell’infanzia
Durante il periodo definito “prescolare” (compreso fra i 2-3 e i 5 anni), l’ambiente sociale del bambino si allarga e diviene più variegato; è infatti dopo il compimento del terzo anno di età che avviene l’ingresso del bambino nella scuola dell’infanzia, ambiente nel quale egli impara a stare insieme agli altri bambini, ad interagire e a confrontarsi con loro.
Lo sviluppo delle capacità motorie e linguistiche proprio di questi anni consente la comparsa del senso di autonomia e di iniziativa, che presto viene accompagnata dall’autovalutazione (“il bambino ha una percezione di sé in termini di attività”, Emiliani e Carugati, 1991) e dall’autoregolazione, che aiuta il bambino ad inserirsi nelle routine sociali (il bambino apprende la necessità di regolare il suo comportamento secondo norme che siano condivise anche dagli altri).
Queste capacità consentono al bambino di ampliare il proprio mondo sociale ed avviare delle relazioni con gli altri coetanei. E’ durante l’età prescolare che i bambini cominciano a mostrare abilità sociali che tendono alla cooperazione, all’aderenza alle regole del gioco e a una simmetria nella competizione con gli altri bambini (Tassi e Fonzi, 1991).
Lo studio delle relazioni fra pari ha reso necessaria la distinzione fra relazioni verticali, caratterizzate da un’asimmetria di potere e conoscenze, e relazioni orizzontali (relazioni di tipo paritario che il bambino intraprende con persone che possiedono lo stesso livello di potere sociale). Questa distinzione, per quanto utile, non deve essere interpretata in maniera assoluta, poiché è certo possibile che esistano relazioni che contengono elementi dell’una e dell’altra categoria (ad esempio il rapporto con un fratello). Il tipo di relazione che si instaura con i coetanei comunque, è generalmente di tipo orizzontale.
Durante gli anni della scuola dell’infanzia, dunque, il bambino viene inserito in un nuovo contesto sociale, sperimenta nuove capacità (sia linguistiche che motorie che cognitive) ed inizia un tipo di relazione dalle caratteristiche diverse rispetto a quelle a cui era abituato, ma non solo: con l’ingresso alla scuola materna, egli ha accesso per la prima volta ad una “società di bambini”, dotata di una cultura propria, definita “cultura dei pari”.
Per “cultura dei pari” si intende un insieme stabile di attività, routine, prodotti, valori, interessi ed obiettivi comuni che i bambini producono e condividono durante le interazioni con i coetanei (Carugati e Selleri, 1996).
Questa cultura è caratterizzata da tre concetti chiave:
- l’importanza di partecipare alla vita sociale;
- il tentativo di affrontare gli interessi;
- le incertezze e le paure e il mettere in discussione ciò che dice l’adulto per ottenere un controllo anche parziale delle proprie condotte.
All’interno di queste culture, si stabiliscono ruoli, reputazioni ed interazioni tra pari, le quali hanno luogo principalmente entro situazioni di gioco di gruppo, che sono permesse dalle capacità simboliche e linguistiche ormai acquisite dal bambino. Il gioco, che inizialmente è prevalentemente solitario, viene poi svolto in parallelo (ovvero nello stesso ambiente fisico dei coetanei, ma senza che avvenga una vera interazione), per assumere in seguito una dimensione gruppale (Smith, 1978).